Dopo il Medioevo assistiamo ad un mutamento di abitudini, ad un cambio di atteggiamento nei confronti del prodotto della distillazione. Come abbiamo visto nel periodo appena trascorso, l’alcol assunse varie denominazioni fra cui Acqua Purissima e Perfettissima, Quintessenza, la sua produzione era opera esclusiva di alchimisti o dei monaci e il suo utilizzo, a causa degli elevati costi di produzione, era quasi esclusivamente a scopo medico, come solvente per infusioni d’erbe, atte alla cura delle più disparate patologia, dalla peste alle difficoltà digestive.
L’alcol puro, sotto forma di distillato di vino o cereali o come liquore amaro non aveva mai avuto la connotazione di bevanda voluttuaria e ludica, aspetto che invece incominciamo ad intravedere con la nascita del movimento denominato Rinascimento Italiano, dove il distillato e il liquore, finalmente assurge a ruolo di piacere gustativo.
Caterina De Medici, incoraggia nella sua Firenze , la produzione di liquori (forse la stessa Tuaca , trattata nel paragrafo liquori, potrebbe essere nata in questo periodo) che porterà , al pari di forchette e coltelli, alla corte di Parigi.
Il capoluogo toscano è il luogo perfetto per far nascere la nuova via della liquoristica.
Città ricca e potente, culla della cultura e del commercio ricchissimo della seta, crocevia di commerci che vedono ogni sorta di spezie provenienti da ogni angolo del mondo.
Le cronache ci riportano che nei negozi di Firenze si potessero acquistare fino a 250 tipi di spezie diverse, molte delle quali saranno utilizzate per produrre l’Alchermes di Firenze, fine liquore di scuola araba, che è arrivato fino a noi.
Dopo l’arrivo di Caterina de Medici a Parigi, nasce l’arte liquoristica e da qui partirà la ricetta del liquore che diventerà sulle Alpi della Savoia , l’impareggiabile Chartreuse elaborata dai frati certosini ( paragrafo dedicato ai liquori ).
Al contempo Leonardo disegna un alambicco moderno con contenitore refrigerante per “La serpentina”, riprendendo quanto fatto dal Mattioli, in maniera ancora più efficiente.
Dopo il Rinascimento, come anticipato furono i frati Certosini e Gesuati a detenere il sapere della distillazione, tanto che quest’ultimi furono addirittura chiamati “I fraticelli dell’Acquavite”, lo scioglimento dell’ordine nel 1668, favorì presumibilmente la diffusione della distillazione in molte regioni d’Italia, soprattutto quelle lungo l’arco alpino.